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L'Archivio Fotografico racconta: la Tomba di Nerone ai primi del Novecento
Un viaggio nel passato recente della città, tra mode, botteghe, chiese, rioni riqualificati anche a colpi di abbattimenti e quartieri che nel corso del tempo hanno cambiato completamente volto. L'Archivio Fotografico racconta la cosiddetta Tomba di Nerone sulla Cassia agli inizi del Novecento.
In un paesaggio rurale si staglia il sarcofago, come testimoniano le immagini scattate ai primi del 1900. Dalle fotografie appare lo stato di degrado del basamento ma anche il contesto bucolico in cui il monumento si trovava essendo collocato all’interno di una tenuta agricola privata. Come spiega la responsabile dell’Archivio Fotografico, Mariella Nuzzo, al momento dello scatto del 1914 la Soprintendenza ai Monumenti del Lazio e degli Abruzzi, guidata da Antonio Muñoz ne aveva programmato il restauro, eseguito l’anno successivo quando, in seguito al terremoto della Marsica del 13 gennaio 1915, il basamento si era ulteriormente disgregato. I lavori comportarono l’esecuzione della sottofondazione e il consolidamento del basamento in muratura e la risistemazione del sarcofago marmoreo. L’ultimo intervento di restauro che ha interessato il monumento è stato eseguito nel 2010.
In realtà, la Tomba di Nerone è il sepolcro del prefetto Publio Vibio Mariano e della moglie Reginia Massima posto al VI miglio della via Cassia tra la fine del II e il principio del III secolo d.C. per iniziativa della figlia Vibia Maria Massima. L’origine del toponimo risale al Medioevo, quando fu abbattuta la sepoltura dell’imperatore Nerone posta nell’area in cui sorge la basilica di Santa Maria del Popolo, e probabilmente si lega anche al luogo in cui avvenne la morte dell’imperatore, localizzato comunque nell’area settentrionale del suburbio.
 
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