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L'archivio fotografico racconta: la Valle Murcia
 
L’immagine che riemerge dagli archivi della Soprintendenza Speciale di Roma è quasi unica: sul negativo è impresso l’aspetto antico dell’attuale area del Circo Massimo che all’epoca si chiamava ancora Valle Murcia. La scheda riporta l’anno dello scatto che è il 1934 eseguito poco prima che la zona cambiasse del tutto volto. Infatti, la foto, come ci spiega la responsabile dell’archivio fotografico Mariella Nuzzo, ritrae gli stabilimenti, fatti impiantare nel 1854 nell’area del Circo Massimo da Pio IX, della "Imperial City of Rome and Italian Gas Light and Coke Company", trasformata in seguito nella "Società Anglo-Romana per l'Illuminazione a gas della città di Roma". Le officine, che avevano terminato la loro attività dopo il 1910 con la creazione del nuovo gazometro sulla via Ostiense, furono demolite poco dopo la realizzazione di questo scatto, eseguito dalle pendici del Palatino nel 1934 con evidente intento documentario.

Sullo sfondo, partendo da destra, si riconoscono le basiliche di Santa Sabina, con le ampie finestre aperte con il restauro diretto da Antonio Muñoz, e di Sant’Alessio. Nella parte centrale si vede invece l’edificio destinato a divenire la sede dal 1955 dell’Accademia Nazionale di Danza, che all’epoca ospitava un ristorante alla moda dal nome Castello dei Cesari, perché fondato sulle rovine di un complesso termale di età imperiale. Con il piano di risistemazione dell’area del principio degli anni Trenta l’edificio fu donato a Mussolini che a sua volta lo destinò all’Opera Nazionale Balilla affidandone la ristrutturazione, realizzata tra 1942 e 1943, a Gaetano Minnucci. Accanto si vede l’imponente mole dell’Istituto Pio IX, sorto come scuola professionale nel 1880 per iniziativa di Leone XIII per compiere un progetto caro al suo predecessore.

Nella stessa area si trovava anche il cosiddetto Ortaccio degli ebrei, il cimitero dei cittadini di religione ebraica, anch’esso smantellato negli anni Trenta nell’ambito della risistemazione del Circo Massimo. Durante il periodo fascista l’antico circo costituì infatti lo scenario per eventi espositivi di massa per celebrare il regime.

Al momento della realizzazione della fotografia, la zona veniva ancora chiamata con l’antico nome di Valle Murcia, bonificata dal re Tarquinio Prisco, consacrata alla divinità Murcia cui era dedicato un sacello. Il toponimo è stato conservato nella via che collega il Clivo dei Publicii con piazzale Ugo La Malfa, più tardi inglobato all’interno del Roseto Comunale.
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