Sotto l’
Alta Sorveglianza della
Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma è stato restaurato un prezioso dipinto custodito nella chiesa della nazione spagnola
Santa Maria in Monserrato.
Il dipinto a olio raffigura “
L’Andata di Cristo al Calvario” di ignoto autore del Cinquecento romano.
L’intervento di restauro è stato effettuato da Chiara Munzi e Giuseppe Ammendola di “Keorestauro” grazie a un finanziamento dell’
Obra Pìa Establecimientos Españoles en Italia.
Prima del restauro Dopo il restauro
La storica dell’arte della Soprintendenza Speciale di Roma, Alessandra Acconci, ha analizzato con attenzione il dipinto che rivela una affinità con l’opera Spasimo di Sicilia di Raffaello. L’opera ha una rilevanza straordinaria per la storia dell’arte, per una serie di motivazioni:
la prima è l’alone di mistero che avvolge l’autore ancora oggi ignoto e l’opera stessa rimasta per secoli inaccessibile e della quale non ci sono menzioni;
la seconda è la circostanza per cui il dipinto è entrato a far parte del patrimonio della chiesa di Santa Maria in Monserrato, ovvero per lascito testamentario da parte di un monsignore spagnolo nel XIX secolo;
la terza è legata all’iconografia del dipinto che riprende e reinterpreta lo Spasimo di Sicilia di Raffaello accentuandone la drammaticità.
Secondo gli studiosi il piccolo dipinto, proprio per le sue dimensioni, sarebbe stato realizzato per la devozione privata e non per una destinazione pubblica ad esempio per essere inserito in una pala d’altare.
Il restauro e la campagna di indagini scientifiche che lo hanno accompagnato rappresentano una preziosa occasione di studio, facendo chiarezza sugli elementi costitutivi del dipinto e sulla sua fattura.
La pulitura ha teso a ristabilire l’equilibrio della superficie cromatica e il risultato ha riportato in luce la buona qualità della conduzione pittorica, leggibile nell’armonia della composizione e nell’accuratezza dei dettagli. L’indagine XRF per il riconoscimento dei pigmenti (realizzata da Cardinali e De Ruggieri di Emmebi Diagnostica Artistica) ha individuato l’utilizzo di terre, biacca, cinabro e un prezioso velo di azzurrite steso sul manto della Vergine, oltre che di lacche individuate anche dall’esame visivo. E’ risultato presente anche l’altrettanto pregiato giallorino, pastoso colore contenente stagno e piombo, impiegato da Raffaello e dalla sua bottega negli affreschi con le Storie di Psiche che decorano la loggia della Villa della Farnesina a Roma (1518) e con diverse occorrenze riscontrate nella pittura del Cinquecento. L’indagine riflettografica ha rivelato il puntuale disegno soggiacente realizzato a pennello - tranne la croce, tracciata con linee geometriche ottenute con una punta dura – privo di quadrettatura, che fa escludere il trasferimento da uno studio preliminare in scala. La traccia così eseguita non ha subito importanti ripensamenti compositivi nella fase di finitura pittorica.
La fase di pulitura
L’opera rappresenta l’episodio evangelico della
Passione di Cristo con l’inserimento di elementi legati alla devozione popolare tratti dai Vangeli Apocrifi. L’ignoto pittore ha reso drammaticamente la scena in cui Gesù con in testa la corona di spine si avvia verso il Golgota portando la croce. Circondati da una piccola folla, si evidenziano le figure di Simone di Cirene, della Vergine e delle pie donne. Questa immagine ha avuto ampia fortuna in ambiente nordico, ad esempio in Dürer e in Bosch. All’inizio del 1500 Raffaello realizzò il celebre
Spasimo di Sicilia che costituisce la versione pittorica più corretta dal punto di vista dottrinale.
L’opera del genio urbinate, realizzata tra il 1515 e il 1516, ha una storia tormentata e avventurosa, a partire dall’invio a Palermo per mare e dal naufragio che disperse persone e mercanzie. A commissionare la pala fu il munifico giureconsulto siciliano Giacomo Basilicò. La peregrinazione della tavola è proseguita fino al 1813 quando le truppe napoleoniche la portarono a Parigi. Da lì tornò a Madrid, dove, dal 1837, è stata esposta al Monastero dell’Escorial. Attualmente si trova al Museo del Prado.
Lo
Spasimo di Sicilia di Raffaello è entrato nell’immaginario collettivo dando vita a reinterpretazioni e riadattamenti ad opera di altri artisti. L’eco del dipinto raffaellesco ha raggiunto l’ignoto autore romano contemporaneo che ha realizzato il piccolo ma prezioso gioiello della storia dell’arte cinquecentesca L’andata al Calvario.
Incisione di Agostino Veneziano Lo Spasimo di Sicilia di Raffaello L'andata al Calvario
La tavola ad olio della chiesa di Santa Maria di Monserrato presenta diverse varianti rispetto all’originale di Raffaello, con modifiche motivate da autonome scelte iconografiche del suo pittore.
Sull’Andata al Calvario di Santa Maria in Monserrato, è al momento del tutto prematuro avanzare attribuzioni, ma si dimostra coerente all’assetto compositivo dettato da Raffaello, con lievi variazioni iconografiche e stilistiche imputabili a scelte individuali compiute dal pittore, soprattutto orientate verso l’accorta accentuazione drammatica della scena.