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24/04/2020 - 03/05/2020
La didattica a distanza… di secoli
 
Com’era la scuola al tempo degli antichi romani? Chi aveva accesso all’istruzione? Chi era il maestro e come veniva chiamato? Sono soltanto alcune delle domande a cui una nuova rubrica realizzata nell’ambito di #SoprintedenzAperta contribuirà a dare risposte.
La Soprintendenza Speciale di Roma, guidata dal Soprintendente Speciale Daniela Porro, non poteva non dedicare un progetto specifico rivolto ai più giovani.
L’iniziativa, curata dal Servizio educativo, è in linea con il principio di sensibilizzazione all’importanza del patrimonio culturale, espresso nel Piano Nazionale per l’Educazione al Patrimonio Culturale, e allo stesso tempo compatibile con la situazione emergenziale in atto. Nasce da questa premessa il progetto La didattica a distanza… di secoli un viaggio a puntate tra gli studenti di altri tempi per conoscere meglio il mondo della scuola in epoca romana. Si parte oggi con la scuola primaria. C’era anche al tempo dei romani, sapete?
Nell’antica Roma, la scuola elementare (Ludus Litterarius) era destinata ai bambini fra i 7 e i 12 anni che imparavano gli elementa puerorum (ossi a leggere, a scrivere e a far di conto). Prima di quell’età, l’educazione era impartita all’interno della famiglia, principalmente dal padre che insegnava i praecepta paterna che riguardavano temi pratici, politici, sociali e soprattutto morali.
L’educazione veniva impartita con metodi che oggi potremmo definire alquanto discutibili: Marziale, infatti, in un suo epigramma (9,68) si rivolge al ludi magister, cioè il maestro elementare, invitandolo ad essere più indulgente con i suoi alunni e a riporre fruste e bacchette, definite “scettri dei pedagoghi”. Le famiglie più ricche, invece, adottarono l’uso greco di affidare i ragazzi in età scolare ad un pedagogo.
Agli inizi del Novecento, nei pressi della Chiesa di Santa Teresa al Corso d’Italia, furono scoperte numerose tombe a colombario appartenenti alla scomparsa Necropoli Salaria. In una di queste fu rinvenuta una stele in travertino in cui è menzionato un Apollonius definito paedagogus glabrorum. Egli era un servo del triumviro Marco Antonio e i glabri dell’iscrizione altro non erano che i pueri, cioè i fanciulli ancora imberbi!
Per vedere l’iscrizione clicca qui.
Soprintendenza Speciale Archeologia
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