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21/05/2020 - 27/05/2020
La didattica a distanza... di secoli - L'istruzione al femminile
Una poetessa e un’oratrice, sono solo alcune delle donne che sono riuscite ad emergere nel mondo culturale del passato, ma come avveniva l’istruzione delle ragazze nell’antica Roma? Lo scopriamo con la didattica a distanza… di secoli curata dal Servizio Educativo della Soprintendenza Speciale di Roma.
Mentre l’istruzione dei fanciulli delle classi alte rappresentava quasi un obbligo sociale, quella delle ragazze di buona estrazione dipendeva per lo più dalla sensibilità delle famiglie, e quindi era sporadica e non stabile. Inoltre, fra i 15 e i 18 anni una ragazza era generalmente fidanzata e assai di frequente anche sposata, quindi l’arco di tempo destinato alla sua educazione era sostanzialmente inferiore rispetto a quello dei ragazzi. Malgrado ciò, un’educazione completa era parte integrante della vita sociale e culturale romana dei ceti elevati a cui le donne partecipavano attivamente.
Le fonti epigrafiche raccontano che le fanciulle potevano essere affidate a delle pedagoghe: a Roma ne sono attestate quattro, tutte legate a grandi famiglie che potevano avere un entourage di liberti molto specializzati. Nel colombario degli Statilii, sull’Esquilino, sono sepolti due pedagoghi e una pedagoga che dovevano essere legati a Statilia Messalina, figlia di Statilio Tauro, futura moglie di Nerone.
In età repubblicana sono numerosi gli esempi di donne dal forte carattere, che assumono posizioni di rilievo nella politica grazie alla loro istruzione, come l’oratrice Ortensia, figlia del noto oratore Quinto Ortensio Ortalo, rivale di Cicerone. Ortensia ebbe un’accurata educazione culturale e letteraria e, come il padre, si dedicò all’oratoria. Il suo capolavoro fu un’orazione tenuta con successo nel 42 a.C, quando i triumviri, impegnati nelle guerre civili contro gli uccisori di Cesare, chiesero a 1.400 matrone romane di contribuire alle spese militari con una tassa sproporzionata rispetto ai loro patrimoni personali: ella si fece portavoce della causa di queste donne e riuscì ad ottenere un insperato successo pronunciando un discorso femminile autorevole, composto con arte sopraffina.
Donna di grande cultura fu Sulpicia, l’unica poetessa latina della quale si siano conservati i componimenti. Appartenente a una famiglia di tradizione aristocratica, frequentò gli intellettuali e i poeti che si raccoglievano intorno al circolo di suo zio, Valerio Messalla Corvino. Le sue elegie, arrivate fino a noi perché attribuite per lungo tempo al poeta Tibullo, sono messaggi di grande intensità passionale per l’amato Cerinto. In esse Sulpicia con audacia rivendica i diritti del suo sentimento in opposizione alla morale corrente: “Luce mia, possa io non esser più la tua ardente passione […] se io, in tutta la mia giovinezza, ho mai commesso una sciocchezza, di cui io possa confessare di sentirmi più pentita, quella di averti lasciato solo la scorsa notte, per volerti nascondere il desiderio che ho di te”.
 
Nelle foto: Lawrence Alma Tadema, Favourite Poet, 1888, Lady Levert Art Gallery, Port Sunlight, Liverpool
La Musa Clio, Mosaico dalla Villa di Baccano, Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo alle Terme


 
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