Si chiude oggi, con un approfondimento dedicato all’anno scolastico presso la Roma antica, il viaggio nella Didattica a distanza… di secoli. Sette puntate per conoscere il mondo dell’istruzione nell’antichità curate dal Servizio Didattica della Soprintendenza Speciale di Roma.
Ecco l’ultimo capitolo di questa avvincente storia nella scuola del passato:
In epoca romana, la settimana scolastica durava otto giorni: il nono giorno (le nundinae) era festivo poiché vi si svolgeva il mercato e i contadini andavano in città a vendere i prodotti, a curare i propri interessi e a informarsi degli affari politici. Non sappiamo se fosse ufficialmente stabilito un periodo estivo di vacanze, ma vi era sicuramente l’uso di interrompere le lezioni tra luglio e ottobre, come racconta Marziale (X,62): “Si riposino e dormano fino alle idi di Ottobre: in estate i ragazzi, se in salute, imparano a sufficienza”.
L’anno scolastico cominciava cinque giorni dopo le Idi di marzo, quando venivano celebrate le Quinquatrus, una festa in onore di Minerva, sacra soprattutto agli scolari. Il 19 marzo, infatti, era il giorno indicato come data di nascita della dea, protettrice di coloro che esercitavano una qualsiasi attività intellettuale: per l’occasione veniva sospeso ogni combattimento e si svolgevano celebrazioni gioiose e allegre per tutti tanto che Orazio, in una sua Epistola (2.2.197) incoraggia il lettore a godere della vita “come un fanciullo durante le Quinquatrie”.
Un’altra sospensione delle attività scolastiche era durante i Saturnalia, festa celebrata tra il 17 e il 23 dicembre in onore di Saturno, dio della semina. Malgrado ricordi il nostro Natale, soprattutto per il periodo dell’anno in cui si svolgeva e per l’usanza di offrire banchetti con scambio di doni, in realtà questa ricorrenza si avvicinava di più al Carnevale poiché aveva luogo una sorta di sovvertimento delle regole: erano consentiti i giochi d’azzardo, abitualmente vietati tutto l’anno, e gli schiavi avevano fittiziamente gli stessi diritti dei padroni di cui prendevano il posto.
Queste ricorrenze ci sono note grazie al ritrovamento di numerosi frammenti di Fasti, termine indicante il calendario romano, in cui venivano elencati i giorni in cui era lecito parlare davanti al magistrato e svolgere le proprie attività (fasti dies) e quelli nei quali ciò non era permesso (nefasti dies). Nel 1915, presso Anzio, fu scoperto il più antico calendario romano di epoca repubblicana: in esso sono registrate sia le festività religiose (il 19 marzo vi si legge proprio il nome di Minerva) sia alcune ricorrenze legate ad avvenimenti civili, come il 21 aprile, natale di Roma (Roma còndita). I Fasti Antiates sono conservati ed esposti presso la sede di Palazzo Massimo alle Terme del Museo Nazionale Romano.
Nelle Foto: Antoine François Callet, Saturnalia, XVIII secolo, Musée National du Chateau de Compiègne, Francia.
Fasti Antiates, ricostruzione di A. Degrassi, Palazzo Massimo alle Terme, Roma.