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Santa Maria in Trastevere, un cantiere di restauro
Il restauro della facciata della Basilica di Santa Maria in Trastevere ha permesso di restituire leggibilità ad una delle chiese-simbolo della città di Roma.



Il complesso intervento, curato dalla Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma, ha utilizzato le più diverse tipologie di restauro, lavorando sulle superfici lapidee, sulle decorazioni musive e pittoriche, sul consolidamento delle murature e degli intonaci e sulla irreggimentazione delle acque.
La fase preliminare è stata di particolare interesse partendo da un’accurata campagna diagnostica sia sugli intonaci che sul mosaico. Sono state eseguite analisi termografiche infrarosse, indagini con riflettografia infrarossa, riprese fotografiche della fluorescenza indotta da radiazione ultravioletta, indagini della fluorescenza dei raggi X, analisi termografiche infrarosse oltre a fotografie digitali macro in luce radente o incidente, stratigrafie, analisi dei pigmenti e dei leganti. L'obiettivo del restauro è stato quello di restituire leggibilità alla volontà di Pio IX, espressa nell’elaborazione architettonica e pittorica di Vespignani e Capparoni.
Secondo la tradizione, Santa Maria in Trastevere è stata fondata da papa Callisto I nel secondo decennio del III secolo e ultimata da Giulio I negli anni ’40 del IV. La struttura attuale risale invece al XII secolo, quando l’edificio venne ricostruito per volere di Innocenzo II, utilizzando anche materiale di spoglio, in particolare marmi, capitelli e colonne, di cui ancora oggi si riconoscono quelli provenienti dalle Terme di Caracalla. Ulteriori mutamenti avvennero nel corso dei secoli, in particolare la chiusura delle tre finestre ad arco sotto il grande mosaico, sostituite da una sola finestra quadrata e da un occhio al centro del timpano.
Fondamentali le modifiche intervenute nel 1702, sotto Clemente XI, a opera dell’architetto Carlo Fontana, che costruisce l’attuale portico sostenuto sempre da colonne come il precedente. Sul frontone, pur salvando e restaurando il grande mosaico del XII secolo, Fontana aggiunse alle finestre cornici architettoniche aggettanti, in omaggio all’estetica settecentesca.
La rimodulazione operata da Vespignani a sua volta obbedisce alle istanze estetiche del suo tempo, l’Ottocento tardo romantico che riscopre il Medioevo. L’architetto infatti riapre le tre grandi finestre ad arco del XII secolo, ma soprattutto decora l’intera facciata attraverso l’opera pittorica di Silverio Capparoni che circonda il mosaico, dipingendo ad affresco anche i salienti delle due navate.
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