Allora l’odierna via del Corso portava il nome di
Corso Umberto e all’angolo con piazza di San Lorenzo in Lucina c’era una gioielleria molto particolare. Era decorata in stile tardo Barocco con appena qualche suggestione Liberty e non era solo un negozio del lusso che vantava forniture per la Casa Reale sabauda, ma era anche un punto di ritrovo di intellettuali e artisti dell’epoca.
A raccontarci di questa storia irrimediabilmente perduta è la responsabile dell’archivio fotografico Mariella Nuzzo. Le immagini che ritraggono gli interni della
gioielleria Masenza, fondata dal carismatico Mario, risalgono al gennaio 1984 quando sulla scia del D.M. 12.11. 1984 del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali si propose uno studio preliminare per sottoporre a vincolo il celebre negozio con le sue preziose boiseries e le decorazioni pittoriche dei soffitti, opera di Federico Ballester. La proposta del vincolo non andò a buon fine, e della gioielleria Masenza e del suo laboratorio orafo che Mario Masenza aveva aperto alle sperimentazioni di alcuni importanti pittori e scultori di inizio Novecento e oltre, come Franco Cannilla, Lorenzo Guerrini, Afro e Mirko Basaldella, Pericle Fazzini, non rimangono che le immagini conservate dall’Archivio Fotografico della
Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma.