Anno 1939, la guerra è alle porte e in molti paesi europei scatta uno stato di allerta specifico per salvaguardare e proteggere il patrimonio storico e artistico. Anche in un momento tanto difficile e controverso, i beni culturali non vengono dimenticati.
A Roma vengono censiti 22 monumenti di carattere eccezionale e 188 edifici di pregio. Un numero considerevole che viene messo al riparo con i mezzi a disposizione.
La testimonianza di quello che la Soprintendenza di Roma ha fatto in quell’anno terribile è racchiusa nell’archivio fotografico di recente digitalizzato. La colonna Traiana, l’Arco di Tito, il ciborio di Santa Cecilia, Santa Maria della Vittoria, sono alcuni dei monumenti ‘protetti’. La responsabile dell’Archivio fotografico, Mariella Nuzzo, ha spiegato tutte le fasi dei provvedimenti messi in atto durante il secondo conflitto mondiale per la protezione del patrimonio artistico dai danni bellici. In diversi Paesi europei e anche in Italia scatta l’allerta soprattutto per salvaguardare il patrimonio dagli attacchi aerei resi possibili dall’evoluzione della tecnologia bellica che prevedeva il vasto impiego di bombe e spezzoni incendiari.
In Italia ogni Soprintendenza è chiamata a preparare il proprio piano. A Roma nel 1939 viene stilato un elenco di 22 monumenti di carattere eccezionale e 188 di pregio meno elevato in base al quale dare avvio alla messa in opera di dispositivi di protezione antiaerea.
Gli interventi di sicurezza avvenivano in questo modo: si procedeva in primo luogo alla apposizione di foglie di alluminio incollate, immuni agli agenti atmosferici e ignifughe, coperte da sacchetti di sabbia sostenuti da impalcature lignee, sistema questo adottato, come si vede nelle immagini, ad esempio per l’Arco di Tito e per l’esterno della cappella Cornaro, che ospita il celebre gruppo scultoreo dell’Estasi di Santa Teresa del Bernini in Santa Maria della Vittoria. A tali dispositivi, ritenuti presto inadeguati, viene presto preferita l’adozione di murature in cemento armato e laterizio come si vede nel caso della Colonna Traiana e del ciborio di Arnolfo di Cambio in Santa Cecilia in Trastevere.
A causa della scarsità delle risorse e per problemi di ordine tecnico molti monumenti rimasero comunque esposti al rischio dei bombardamenti. Nella maggior parte dei casi venivano solamente posti segni distintivi sui tetti per segnalare la presenza di beni di pregio.