La Polledrara di Cecanibbio, dalla scoperta alla musealizzazione
LA SCOPERTA
Il giacimento paleontologico conosciuto come La Polledrara di Cecanibbio racconta ai suoi visitatori una storia antica di più di 300.000 anni.
Grazie ad un grande progetto di ricognizione delle tracce preistoriche messo in campo negli anni ‘80 dalla Soprintendenza Archeologica di Roma, sono stati individuati resti fossili di grandi animali a poco più di 20 km dalla città di Roma. Le attività di scavo e di ricerca, iniziate nel 1985 e terminate nel 2014, hanno messo in luce un’ampia paleo superficie riferibile all’alveo di un piccolo corso d’acqua inciso in un banco di tufite granulare compatta.
IL DEPOSITO
Sul paleoalveo sono distribuite alcune migliaia di resti di fauna, associati a strumenti in selce e osso. I resti faunistici sono riferibili essenzialmente a grandi mammiferi, con prevalenza di elefante antico (Palaeoloxodon antiquus), bue primigenio (Bos primigenius) e cervo elafo (Cervus elaphus), più rari il bufalo d’acqua europeo, il rinoceronte, la lepre.
Le ossa, anche di grandi dimensioni, sono state trasportate durante le fasi di piena del corso d’acqua e poi si sono depositate sul fondo al diminuire della corrente. Il variare della forza di scorrimento dell’acqua ha prodotto più eventi di trasporto e di deposizione dei resti ossei. In seguito, il progressivo impaludamento dell’alveo per l’accumularsi di sedimenti fluviali ha portato alla formazione di aree con acque stagnanti e ricche di fango nelle quali sono rimasti intrappolati alcuni elefanti. Un esemplare dallo scheletro completo e in connessione anatomica, mostra sulle ossa chiare tracce di sfruttamento a fini alimentari da parte dell’uomo.
L'UOMO
La presenza umana è documentata dai numerosi strumenti abbandonati nell’area, dalle tracce di macellazione e fratturazione intenzionale delle ossa e dalla presenza di un dente di bambino riferibile a Homo heidelbergensis. Le datazioni effettuate ci permettono di collocare cronologicamente il giacimento intorno ai 320.000 anni fa.
La struttura permette ai visitatori di camminare su una passerella che si snoda al di sopra dei resti fossili, dando la possibilità di ripercorrere l’antico fiume.
La realizzazione di imponenti fondali scenografici, estesi per più di 230 mq, ha permesso di ridare forma a grandezza naturale agli innumerevoli resti di tante specie (elefanti, uri, lupi) visibili sul suolo del deposito. Gli scenari rappresentano con rigore scientifico fauna, flora e paesaggio del Pleistocene in una porzione di campagna romana e sono il risultato di un'intensa collaborazione tra ricercatori ed artisti naturalisti che attraverso rilievi, dati scientifici e complesse tavole pittoriche hanno creato un'enorme finestra aperta sulla biodiversità di 300.000 anni fa.
Il Museo paleontologico sarà presto riaperto al pubblico ma sabato 20 e domenica 21 giugno vi aspettiamo per una visita virtuale su YouTube, Facebook, Instagram!
Inoltre potreste cimentarvi con il nostro paleo-cruciverba Per saperne di più:
A.P. Anzidei, G.M. Bulgarelli, E. Cerilli, I. Fiore, C. Lemorini, F. Marano, E. Santucci, 2015 - Strategie di sussistenza nel Paleolitico inferiore a La Polledrara di Cecanibbio (Roma): lo sfruttamento di una carcassa di Palaeoloxodon antiquus;
E. Santucci, F. Marano, E. Cerilli, I. Fiore, C. Lemorini, M. R. Palombo, A. P. Anzidei, G. M. Bulgarelli 2016 - Palaeoloxodon exploitation at the Middle Pleistocene site of La Polledrara di Cecanibbio (Rome, Italy)
Soprintendente Speciale ABAP-Roma: Daniela Porro
Direzione Museo: Anna De Santis
Staff: Irene Baroni (archeologa) – Eugenio Cerilli (paleontologo)
Logo Polledrara: Felipe Minicucci